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Dal latino Aurum. Elemento chimico metallico con simbolo Au, numero atomico 79, peso atomico 197,2, peso specifico 19,3, durezza 2,5.
Si trova in natura per lo più allo stato nativo sotto forma di pagliuzze o di pepite, la più grossa delle quali, del peso di circa un quintale, è stata trovata nel Victoria (Australia). L’oro ha potuto conservarsi allo stato libero attraverso i secoli data la sua scarsa affinità chimica. Esso infatti non viene attaccato dagli agenti atmosferici, dagli acidi e dagli alcali; viene attaccato soltanto dall’acido selenico, da miscele di acido nitrico e cloridrico e dal cianuro di potassio.
Col mercurio forma una amalgama, con altri metalli (rame, palladio, argento) forma leghe impiegate per la produzione di monete, oggetti artistici e oggetti ornamentali.
Esistono anche leghe naturali di oro e altri metalli: se unito all’argento prende il nome di Elettro, al palladio Porpezite, al rodio Rodite, al bismuto Maldonite.
E’ l’unico metallo che allo stato puro sia del caratteristico colore giallo acceso; quando invece è miscelato con l’argento il suo colore risulta giallo pallido.
L’elevato peso specifico e la poca affinità chimica sarebbero le cause della poca presenza dell’oro nelle parti superficiali della terra, mentre si pensa che sia molto abbondante nelle parti più profonde.
L’oro è estremamente duttile e malleabile; mediante un apparecchio detto battiloro è possibile ridurlo in lamine di 1/10.000 di mm capaci di lasciar filtrare una luce verde. L’oro è un buon conduttore di elettricità e calore; in queste proprietà è preceduto soltanto dall’argento e dal rame. E’ un metallo molto tenero ed è per questo che generalmente non viene utilizzato puro, ma sempre in lega con argento, rame, palladio.
La foglia d’oro deriva dalla riduzione di spessore di una certa quantità di oro in modo tale da renderlo flessibile e poterlo applicare su diverse superfici.
Le caratteristiche della foglia d’oro sono:
E’ espresso in carati Kt o in millesimi. Ad esempio, l’oro puro è a 24 carati a titolo 1000/1000, cioè su 1000 grammi di metallo 1000 sono di oro puro o fino.
L’oro giallo carati Kt 22 ha un titolo di 916/1000, il che significa che su 1000 grammi di metallo 916 sono di oro puro e la differenza (84/1000) sono di lega di argento o rame.
I formati principali sono tre: 80x80 mm, 90x90 mm, 100x100 mm.
In altre nazioni si utilizzano dimensioni diverse: 85x85 mm in Messico, 86x86 mm negli U.S.A., 93x93 mm in Svizzera, 82,5x82,5 mm in Inghilterra.
I vari formati della foglia 24 Kt possono essere preparati con spessori diversi che vanno dallo spessore standard detto “doppio” (spessore 13) a spessori via via crescenti indicati dai numeri 14, 16, 18… fino a 32, dove il numero indica il peso in grammi di 1000 fogli; per altri carati lo spessore massimo è 20.
Lo spessore standard è quello abitualmente impiegato per la doratura o restauro di oggetti che si trovano al riparo dagli agenti atmosferici (cornici, mobili, soffitti interni, ecc.). Per dorature in esterno, soggette quindi a pioggia o neve, è consigliabile usare uno spessore maggiore, più resistente nel tempo, tipo 18 o 20.
In fase di brunitura con pietra d’agata, uno spessore maggiore conferisce un aspetto finale più brillante.
L’oro viene confezionato in libretti da 25 fogli ciascuno e impacchettato a 20 libri per un totale di 500 fogli.
L’oro può essere confezionato libero o a decalcomania.
La foglia libera viene usata di solito per le dorature a guazzo, mentre quella a decalcomania viene usata principalmente per la doratura a missione, oppure per lavori esterni quali la doratura di iscrizioni su lapidi, su monumenti o su superfici esterne di cupole, ecc.
Altre confezioni della foglia d’oro possono essere:
- Rotoli: la foglia è praticamente simile a quella decalco, ma confezionata su nastro continuo lungo 20 m. I rotoli vengono usati nella doratura di superfici piane generalmente di grosse dimensioni, consentendo un notevole risparmio nei tempi di applicazione.
Per l’applicazione di questo tipo di foglia si utilizza la tecnica a missione avvalendosi di un apparecchio del tipo rappresentato in figura 1.
- Foglia intera: è la foglia di oro così come esce dalla formatrice prima del taglio e si presenta in forma tondeggiante del diametro di circa 110/120 mm.
- Film per stampa a caldo a 100 °C: è una normale foglia d’oro del formato 100 x 100 mm montata su un supporto di film di mylar al posto della carta velina. E’ utilizzata nel settore della legatoria artistica per la stampa sulle copertine di titoli o fregi in oro e nel settore delle pelletterie artistiche.
Nel nostro paese l’unità di prezzo viene calcolata su un libretto di 25 fogli, mentre all’estero viene calcolata su un pacco da 20 libretti (500 fogli).
E’ importante ricordare che i prezzi dei tre formati principali non sono proporzionali fra di loro, ma esiste una leggera convenienza in rapportro alla superficie sulle dimensioni più grosse della foglia.
L’argento generalmente prodotto in foglia è a titolo 1000/1000.
Per quanto riguarda lo spessore è consigliabile usare spessori sottili per superfici molto lavorate affinchè penetrino meglio negli interstizi, mentre per superfici piane è consigliabile uno spessore maggiore e ancora maggiore per i vetri di Murano o per gli smalti soggetti a temperature molto alte.
Anche per l’argento la quotazione viene effettuata a libretto da 25 fogli.
La doratura e l’argentatura possono essere realizzate su diverse superfici essenzialmente con due tecniche:
- a guazzo
- a missione
La prima fase della doratura a guazzo consiste nella preparazione del fondo che servirà successivamente da supporto alla foglia d’oro. La gessatura del fondo serve per ottenere una superficie ben liscia e vellutata, per raffinare eventualmente quelle che sono le forme già precedentemente scolpite o intagliate nel legno e per avere la giusta morbidezza su cui applicare l’oro e svolgere le successive operazioni di brunitura.
Il gesso deve essere miscelato alla colla di coniglio precedentemente fatta rigonfiare in acqua per circa 8 ore (una parte di colla e 6 parti di acqua). Quando la colla avrà assorbito tutta l’acqua e sarà aumentata molto di volume assumendo un aspetto gelatinoso, la si farà sciogliere a bagnomaria filtrandola successivamente.
Alla colla sciolta ben calda si aggiunge poco gesso di Bologna originale per dorature mescolando fino ad ottenere una densità semiliquida che, applicata a pennello nella prima mano, copra il legno lasciando però ancora intravvedere la venatura.
L’imprimitura così ottenuta verrà successivamente carteggiata.
Si applicheranno poi, sempre a pennello, più mani (minimo quattro passaggi) di gesso e colla lisciando e levigando ogni volta con carta vetrata fine, lana di acciaio 0000 o retino di ottone. Durante la lavorazione il gesso deve essere sempre tenuto caldo per avere la massima fluidità.
Il gesso che avanzasse può essere conservato per alcuni giorni in frigorifero o in ambiente molto fresco in barattolo chiuso.
La bolatura consiste nella stesura di uno strato di bolo sopra lo strato di gesso precedentemente applicato.
Il bolo va preparato mescolandolo con colla di pesce precedentemente sciolta in acqua a bagnomaria (una parte di colla e 8 parti di acqua) fino ad ottenere un composto semiliquido che andrà filtrato finemente per renderlo assolutamente privo di grumi. Il grado di concentrazione del bolo dovrà essere tale che l’applicazione della prima mano sul gesso lasci intravvedere la superficie bianca sottostante senza coprirla completamente.
Si procede con due o più applicazioni levigando la superficie dopo ogni stesura con lana di acciaio.
Essendo il bolo una argilla naturale, le sue colorazioni possono variare oscillando dal giallo al rosso più o meno intenso. Esistono anche boli neri, verdi o azzurri ottenuti con l’aggiunta di colori vegetali.
Questa fase consiste nell’applicazione della foglia d’oro o d’argento sul supporto precedentemente preparato.
Si faccia rinvenire il bolo bagnandolo con acqua fredda (eventualmente mista a poca colla di pesce) tramite il pennello per bagnatura in pelo di vaio (bombasino). Sulla superficie bagnata posare la foglia d’oro precedentemente tagliata di misura sul cuscino da doratore e, quanto il tutto è asciutto, spazzolare con un pennello morbido e asciutto.
La foglia così applicata deve essere infine lucidata con una pietra d’agata perfettamente liscia. Si strofina il brunitoio di agata sulla superficie prima con leggerezza aumentando via via la pressione.
Questa operazione si esegue dopo almeno mezza giornata dall’applicazione della foglia d’oro e si può spalmare sopra la foglia, se necessario, un leggero strato di paraffina.
Il processo della doratura a guazzo finisce con la brunitura dell’oro ma in casi particolari, dove si vogliano raggiungere effetti antichizzati o durante operazioni di restauro, ci sono alcune operazioni da eseguire di tipo estetico che conferiscono alla doratura un aspetto vecchio e consumato.
Si consuma parzialmente la foglia d’oro per simularne l’invecchiamento passando lana di acciaio sulla superficie fino a far riaffiorare il bolo sottostante.
Questa operazione consiste nell’applicare uno strato di patina sull’oro per imitare le patine che si formano naturalmente con l’invecchiamento. La patina può essere composta di mordenti noce, bitume o grafite e applicata a tampone o strofinata a pennello.
Queste patine potranno essere applicate anche tramite un medium di cera.
Per fissare eventuali patine e proteggere lo strato di oro si applica una mano di vernice cristallina trasparente tipo Zapon, oppure gomma lacca normale o decerata, tenendo conto che l’applicazione della gomma lacca tende a conferire una colorazione più calda all’oro e una brillantezza minore.
Questa fase consiste nel diminuire l’assorbimento delle superfici altamente porose da dorare applicando una mano di vernice compatibile con il supporto, l’epoca dell’oggetto e il suo utilizzo. La vernice può essere eventualmente anche pigmentata (per esempio di colore rosso bolo) per simulare lo strato di preparazione usato nella tecnica a guazzo.
Si applica a questo punto il collante chiamato missione che servirà per l’adesione della foglia d’oro.
Esistono diversi tipi di missione: all’olio, all’alcool, all’acqua.
Le migliori, specialmente per dorature esposte all’esterno, sono le missioni all’olio: 3 h – 6 h – 12 h indicano il tempo di attesa necessario prima di procedere alla stesura della foglia d’oro. La missione è pronta a ricevere la foglia quando, sfiorando la superficie col dorso della mano, questa "stride, fischia o canta".
Più rapide e pratiche sono le missioni all’acqua con le quali si può procedere alla doratura già dopo 15 minuti dalla loro stesura.
Le missioni all’acqua hanno però alcuni limiti: non possono essere applicate in esterno perchè non hanno sufficiente resistenza e non sono adatte a superfici idrorepellenti o metalliche perchè mancano di adesione.
La doratura a missione, a differenza di quella a guazzo brunita, rimane opaca.
La missione all’alcool è indicata per operazioni di doratura su metallo.
Questa fase consiste nella stesura della foglia d’oro o d’argento sulla superficie preparata a missione. Le tecniche di applicazione sono simili a quelle utilizzate per la doratura a guazzo ad eccezione del fatto che non si deve bagnare il supporto prima dell’applicazione della foglia.
La doratura a missione generalmente non si brunisce.
Vedi doratura a guazzo.
La meccatura è una tecnica molto usata in passato quando, per ragioni di economia, si dorava con la foglia d’argento e poi la si trattava con una vernice di colore giallo dorato così da farle assumere una colorazione simile a quella dell’oro.
Le stesse tecniche di doratura possono essere eseguite anche con foglia d’oro o d’argento falsi.
Su marmi non porosi: stemperare un po’ di terra gialla in ragia minerale e colorare con questa soluzione la missione all’olio.
Successivamente pennellare la missione così pigmentata sulle parti da dorare e, dopo il tempo stabilito dal tipo di missione, procedere alla stesura della foglia d’oro.
Se la doratura viene eseguita su lettere incise, la pulitura dell’oro debordante verrà eseguita con un osso di seppia.
Su marmi porosi: prima di procedere come precedentemente indicato si dovrà stendere sulla superficie da dorare una mano di gommalacca sciolta in alcool denaturato (minimo 94°) al 10% circa per rendere la superficie meno porosa. Si evita così che la porosità del materiale assorba troppo la missione vanificandone il suo potere collante sulla foglia d'oro.
In entrambi i casi stendere sulla superficie dorata uno strato di vernice protettiva tipo Zapon o Paraloid B72 in solvente nitro.
Pulire e detergere la superfice della porcellana con acqua tiepida e successivamente con alcool. Strofinare la superficie con ragia minerale e applicare subito dopo la missione all'olio.
Trascorso il tempo di asciugatura necessario, applicare la foglia d’oro.
Sgrassare la superficie con acqua e sabbia e successivamente con stracci imbevuti di una soluzione di acido solforico e acqua (1:9). Questa operazione è necessaria per ottenere una perfetta adesione dello stucco sintetico che avrà la funzione di turapori e dovrà essere levigato con carte abrasive fino a perfetta lisciatura. Stendere successivamente una vernice sintetica gialla e poi applicare la missione all’olio e, quando quest’ultima è pronta, iniziare la stesura della foglia d’oro. Proteggere la doratura con le vernice Zapon limitandone eventualmente la brillantezza con una successiva applicazione di un leggero strato di cera.
Sgrassare la superficie con acqua e alcool. L’applicazione della foglia si esegue a guazzo usando una tempera molto fluida preparata con acqua distillata e colla di pesce ben trasparente (100 ml di acqua distillata e 1 cmq di colla di pesce in lastrine). Per l’applicazione posizionare il vetro inclinato e, con un pennello di vaio, bagnare perfettamente tutta la superficie. Poi, sempre con una pennellessa da trasporto in vaio, prendere la foglia d’oro e applicarla possibilmente piana sulla superficie del vetro. Eventuali grinze possono essere eliminate applicando ancora la soluzione di acqua e colla che, passando sotto lo strato della foglia, tenderà a stenderla perfettamente. Quando la doratura sarà perfettamente asciutta, strofinare la superficie con un velluto per conferire lucentezza alla foglia d’oro. Se durante questa operazione alcune porzioni di oro venissero logorate dall’abrazione del velluto, si dovrà ripetere l’operazione di doratura come indicato. Per la doratura su vetro si consiglia l’utilizzo di una foglia ad alto spessore.
Per la doratura/argentatura di piccole porzioni o di parti lavorate con forme su cui è impossibile lavorare a foglia, sono di grande utilità l'oro e l'argento in polvere. Il metallo in polvere deve essere legato con un medium come la gomma arabica sciogliendone pochi chicchi in acqua e lasciandola a bagno per almeno ventiquattro ore.
Filtrare poi la soluzione con un telo di cotone in modo da eliminare eventuali scorie.
La giusta concentrazione è raggiunta quando, intingendo il pennello, questa fa il filo, cioè il prodotto non si stacca a gocce.
Prelevare una piccola quantità di polvere di oro e miscelarla con la soluzione precedentemente preparata. Applicare a pennello.
La doratura così ottenuta potrà anche essere brunita.
Esiste in commercio anche una versione di oro così preparato, l’oro in conchiglia o godet, che permette di evitare la fase preparatoria con la gomma arabica e si utilizza come un acquarello.
Questo tipo di doratura non ha nulla a che vedere con i metodi sopra descritti sia per la tecnica applicativa sia per il risultato estetico finale.
La doratura con porporine consiste nel ricoprire le superfici interessate con un prodotto di natura metallica: si tratta di polveri di bronzo con diverse tonalità di colore da stendere a pennello legandole con resine acriliche in solvente oppure con soluzione alcoolica di gomma lacca. Esistono in commercio porporine già disperse nel legante.
Questo tipo di doratura può essere patinato, invecchiato e protetto come le dorature a foglia.